Alchimia
Le origini e
l'arte della
trasmutazione
LE ORIGINI
L'alchimia, nata in Oriente si è
diffusa in Occidente attraverso tre grandi direttrici di penetrazione: quella bizantina,
quella mediterranea e quella iberica.Essa fu soprattutto il risultato delle conquiste
degli Arabi. Questo popolo curioso, studioso, avido di filosofia e di cultura, popolo
civilizzatore per eccellenza, fa da tratto d'unione, è l'anello della catena che collega
l'antichità orientale al medioevo occidentale.
Gli Arabi educatori dei Greci e dei Persiani, trasmisero all'Europa la scienza
dell'Egitto e di Babilonia, arricchita con le loro esperienze, attraverso il continente
europeo (direttrice bizantina), verso il secolo VIII della nostra era. D'altro canto
l'influenza araba esercitò la sua azione nelle nostre regioni col ritorno delle
spedizioni in Palestina (direttrice mediterranea), e sono, infatti, i Crociati del XII
secolo che importarono la maggioranza delle antiche conoscenze. Ed infatti all'alba del
XIII secolo, nuovi elementi di civiltà, di scienze e d'arte si diffusero in Spagna
(direttrice iberica) e vengono ad accrescere i primi contributi del crogiuolo
greco-bizantino.
Dapprima esitante, l'alchimia, poco per volta, prende coscienza di se stessa e non
mette molto tempo a consolidarsi.... E' appena coltivata nell'XI sec.,e solo nell'ombra
delle celle monastiche, e nel XIV sec. si è diffusa dappertutto irradiandosi in tutte le
classi sociali....Ogni paese offre alla scienza misteriosa un vivaio di discepoli ferventi
e uomini di tutte le condizioni sociali si affrettano ad offrirle sacrifici. Nobiltà,
alta borghesia le si dedicano. Sapienti, monaci, principi e prelati la professano, e
nessuno è immune, persino tra coloro che esercitano un mestiere o tra i piccoli
artigiani, orefici, gentiluomini, vetrai, smaltatori, farmacisti, dall'irresistibile
desiderio di maneggiare la storta.
Anche se non si lavora alla luce del sole, l'autorità regale perseguita i
soffiatori e i papi scagliano fulmini contro di essi, non per questo si trascura di
studiare di nascosto.
Le società dei filosofi vere o false, sono avidamente ricercate. Costoro
intraprendono lunghi viaggi, nell'intenzione di aumentare il loro bagaglio di conoscenze,
o si informano per corrispondenza con il metodo dei codici cifrati da paese a paese e da
regno a regno....
La febbre si diffonde tra gli intellettuali e, con le confraternite, le logge, i
centri iniziatici, i soffiatori crescono e si moltiplicano. Poche famiglie sfuggono al
pernicioso allettamento della chimera dorata; assai rare sono quelle che non contano nel
loro seno qualche alchimista praticante, qualche cacciatore d'impossibile.. Abati,
vescovi, medici, eremiti, tutti ne fecero la propria occupazione... Fermentazione
sotterranea e segreta che, non appena viene la notte, popola di strane pulsazioni le
profonde cantine, esala dagli spiragli con luci intermittenti, sale con volute sulfuree
verso la sommità dei pignoni. In Italia Tommaso D'Aquino (1225) ed il monaco Ferrari
(1280). Il XIV sec. vede sorgere tutta una pleiade d'artisti: Raimondo Lullo-Doctor
Illuminatus- monaco francescano spagnolo (1235- 1315)...l'italiano Pietro Bono di
Lombardia, il Papa francese Giovanni XXII (1244-1317).
Il XV sec. segna il periodo glorioso della scienza e supera i secoli precedenti,
sia per il valore che per il numero dei maestri che l'hanno resa illustre: Basilio
Valentino, monaco benedettino dell'abbazia di San Pietro a Erfurth, nell'elettorato di
Magonza (1413 circa)...
Il monaco calabrese Lacini (1459), ed il nobile Bernardo Trevisano (1406-1490). A
partire da questo momento, l'ermetismo cade in disgrazia. Anche i suoi partigiani,
esacerbati dall'insuccesso, si rivoltano contro di esso. Attaccato da ogni lato il suo
prestigio sparisce; l'entusiasmo decresce, l'opinione si modifica.
Nel XVI sec.i soli eredi riconosciuti dell'esoterismo
egiziano rinnegato dal Rinascimento, dopo essere stato da esso corrotto, sono :Sethon,
Venceslao Lavinio di Moravia, Zachaire, Paracelso. L'arte ermetica prolunga la sua agonia
fino al XVII secolo e si spegne...Le singole teorie, le sue strane ricette, la secolare
fama dei suoi grandi maestri, le appassionate dispute che suscitò, la grande voga che
conobbe nel Medio Evo, la sua letteratura oscura, enigmatica, paradossale, ci sembra,
oggi, che sprigionino un odore di muffa, di aria rarefatta, simile a quella che
posseggono, attraverso il lungo contatto degli anni, i sepolcri vuoti, i fiori morti, le
case abbandonate, i papiri ingialliti.
L'ARTE
REALE DELLA TRASMUTAZIONE
L'alchimia è l'arte
della trasformazione della materia. La cosiddetta "materia prima", cioè il
metallo grezzo ritenuto impuro, deve disfarsi, putrefarsi per raggiungere la perfezione:
questa prima parte parte del lavoro alchemico (opus) viene chiamata OPERA AL NERO. Il fine
dell'opera è il raggiungimento della Pietra Filosofale, cioè la stessa materia prima
purificata e resa perfetta. La Pietra Filosofale dà la possibilità di trasmutare in oro
i metalli vili o di realizzare l'Elisir , un farmaco universale. Le fasi dell' OPUS
(l'opera, il lavoro) implicano una complessa attività di laboratorio, in cui le sostanze
vengono bruciate, dissolte, distillate, ecc. La distillazione è la tecnica più
propriamente alchemica: l'invenzione degli alambicchi risale infatti ai primordi
dell'alchimia. I metalli quindi possono modificarsi nel tempo, cambiare per raggiungere lo
stato di perfezione, l'oro, e l'alchimista non fa altro che cooperare con la Natura,
accelerandone i tempi. I metalli si compongono di un principio passivo e materiale (il
corpo) e di un principio attivo e sottile (l'anima), che interagiscono attraverso un terzo
principio materiale sottile, lo spirito. Il corpo e l'anima vengono chiamati anche zolfo e
mercurio, considerati un tempo i componenti di base di tutti i metalli. Lo spirito si
chiama anche "sale". L'alchimista deve essere in sintonia con l'armonia
naturale, in quanto persegue la perfezione attraverso l'opus. Per far questo deve essere
non solo abile e competente, ma anche saggio, sapiente ed equilibrato. La Pietra
Filosofale e i suoi prodotti (l'Oro o l'Elisir) sono sì il risultato di complicati
processi chimici, ma soprattutto rappresentano l'intesa armonica fra l'alchimista e la
Natura. Ciò può realizzarsi solo con il lavoro materiale unito al lavoro spirituale,
interiore, per il raggiungimento della Sapienza.
Oggi si tende ad
interpretare l'alchimia solo in una dimensione simbolica, dell'uomo teso alla ricerca del
suo perfezionamento psichico e morale, in realtà non si può staccare l'alchimia dal
lavoro manuale. Essa è una severa disciplina che comporta un lavoro fisico, psicologico e
spirituale: questi aspetti hanno pari dignità e importanza, nessuno deve essere
trascurato. I testi di alchimia non sono mai molto chiari, per esempio è difficile
stabilire ciò che si intende per Materia Prima, la sostanza che dà origine al processo:
spesso si tratta di un metallo.
Esso deve essere putrefatto e attaccato dall'azione del fuoco e di acidi (opera al
nero): questo processo è rappresentato simbolicamente, a volte attraverso la lotta di due
draghi. Successivamente l'opera prosegue all'interno di alambicchi e attraversa vari stadi
che sono simboleggiati da colori (nero, bianco, rosso); la compresenza di tutti i colori
(arcobaleno o coda di pavone) nella fase intermedia (dopo lo stadio della nerezza) rivela
l'andamento corretto dell'operazione. Il linguaggio con cui si esprimevano gli alchimisti
è volutamente criptico e simbolico. Il loro sapere non poteva essere di pubblico dominio,
ma veniva tramandato ai soli iniziati.
Tale segretezza ha la sua motivazione nel tipo di ricerca che essi perseguivano:
decifrare e comprendere le leggi nascoste della Natura, che dovevano essere conosciute e
utilizzate soltanto dai veri saggi e sapienti. L'alchimista è quindi un filosofo che
studia la Natura con gli occhi di un bambino. Egli inizia la sua opera scoprendo che il
più grande dei laboratori è il mondo che lo circonda.
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